Tutti i giorni ci spostiamo. Per piacere, per viaggiare, per andare a trovare parenti e amici, per lavorare. Forse non ce ne rendiamo conto ma la qualità della nostra vita è influenzata fortemente dalla mobilità, ovvero dal tempo che impieghiamo per muoverci.
Ma la mobilità è un servizio che lo Stato dovrebbe valorizzare attraverso il trasporto pubblico: incentivandolo, rendendolo fruibile, fornendo un’alternativa all’uso dell’auto.
La realtà – come tutti i pendolari possono constatare giornalmente – è lontana anni luce da una mobilità accettabile: mezzi di trasporto obsoleti, lenti, sporchi, mal funzionanti, costantemente in ritardo e sovraffollati su strade congestionate. Passano gli anni ma i tempi di percorrenza si dilatano, invece di ridimensionarsi.
Sembra quasi che i cittadini siano abbandonati a se stessi. E, in effetti, i numeri portano a questa conclusione: la crisi economica, esplosa nel 2009, avrebbe dovuto ridurre il traffico su gomma favorendo l’uso dei mezzi pubblici. Stranamente, si è verificato l’esatto opposto: l’utilizzo dell’auto è aumentato del 4,1% a fronte del calo dei mezzi collettivi (-5,4%). Nelle grandi città la percentuale di chi utilizza i mezzi pubblici è diminuita di quasi due punti sul 2007, finendo al 27,4%. Intanto si è abbassata anche la velocità commerciale degli autobus: dai 14,7 km l’ora del 2003 si è scesi a 14,1 km l’ora nel 2009 (27 maggio 2010, Il Sole24Ore).
La cosa grave che le amministrazioni pubbliche non assumono provvedimenti idonei, la strada a due o a 4 corsie che sia proposta è inaccettabile perché non risolve il problema della mobilità ma serve solo a portare dentro la città nuove auto portando al collasso completo l’area di Roma sud.
Il tutto senza un vero progetto di mobilità che consenta ai cittadini di non utilizzare le auto. Noi come Cdq abbiamo chiesto al Presidente del Municipio fin dai primi di maggio di essere ricevuti senza trovare alcun riscontro. Vorremmo capire le motivazioni ed ancora di più vorremo capire le motivazioni che hanno portato il Municipio XII ed il Comune di Roma a non tenere in alcuna considerazione né le proteste né a maggior ragione le proposte concrete avanzate sia dai cittadini (apertura città militare, percorso di una navetta interquartiere tra castello della Cecchignola fonte meravigliosa prato smeraldo e colle di mezzo e metropolitana leggera – tamvia filobus, ciclabile collegamento fonte meravigliosa Cecchignola sud) che dai militari. Questi ultimi sin dal 15 novembre 2010 in alternativa a via dei genieri si sono dichiarati disponibili a cedere parte della loro area destinata al poligono di tiro per il passaggio della strada. La proposta a due corsie oggi presentata è meramente una chimera perché l’impatto di traffico del raccordo sarà mostruoso, come sarà mostruoso sia l’impatto ambientale sia i costi di realizzazione. Non basteranno i soldi ed il Comune una volta svincolata l’area con l’inizio delle opere si vedrà presumibilmente costretto dinanzi a progetti presentati per il completamento dell’opera a dover nuovamente investire con il consolidato sistema di nuove cubature e concessioni in luogo di oneri concessori. Il tutto sempre a danno dei cittadini.
Il Cdq Vigna Murata considera questa proposta di declassamento contraria agli interessi dei cittadini ed inattuabile, sembrando a prima vista un modo per evitare la valutazione di impatto ambientale che di contro dovrebbe essere effettuata se il progetto rimanesse a 4 corsie.
Si rammenta che l’ambiente ed il paesaggio è tutelato oltre che dal Testo unico dei beni culturali ed ambientali anche dalla Costituzione all’art. 9
Che recita
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Ci si chiede se questi accadimenti possano considerarsi fatti rilevanti dal punto di vista penale e/o da sottoporre al vaglio della Corte dei Conti, forse saranno altri a giudicare.
In conclusione si chiede lo stop dell’iter che sta conducendo velocemente alla conferenza di servizi per l’approvazione del progetto sino a che non siano valutate appieno le alternative possibili e soprattutto la concreta offerta dei militari che consentirebbe di evitare da un lato lo scempio ambientale e dall’altro un abbattimento notevole dei costi di realizzazione dell’opera.